L'antico Ospedale degli Infermi di Comacchio è una bellissima e preziosa testimonianza dello stile e del dibattito sociale del Neoclassicismo.
Eretto tra il 1778 e il 1784, è stato costruito dal Comune di Comacchio su impulso di Papa Clemente XIV.
L'Ospedale è stato concepito come luogo a carattere "sacro", un vero tempio della salute, eretto per aiutare la "sofferente umanità" – così si legge nella lapide affissa sulla porta dell'ingresso principale – "affinchè la povertà e l'abbandono non siano di ostacolo al raggiungimento della salute", ma è altresì caratterizzato da un impianto fortemente razionale e innovativo.
L'incarico del progetto fu affidato all'architetto Antonio Foschini (1741-1813), veneziano di nascita e ferrarese di adozione, il quale realizzò la facciata e il corpo principale dell'edificio. La parte posteriore, con la facciata meno solenne, ma altrettanto pregevole, è invece opera del ferrarese Gaetano Genta (1750-1837), l'architetto che nel 1780 sostituì Foschini nella direzione dei lavori e nel completamento dell'edificio.
L'ospedale fu inaugurato da un decreto di Eugenio Napoleone, vicerè d'Italia, il 15 maggio 1811 e la struttura rimase in attività sino alla fine degli anni '70 del secolo scorso.
L'imponente costruzione si erge, oggi come allora, sulle basse case che costituiscono il tessuto urbano prevalente della città di Comacchio. La facciata, volutamente aulica, è composta da un pronao con quattro grandiose colonne che reggono un frontone triangolare e da due corpi laterali, l'uno destinato all'oratorio e l'altro alla farmacia. Due campanili a vela si innalzano ai lati del frontone, come proseguimento ideale delle lesene che segnano il confine con le ali laterali. I materiali giocano sul contrasto tra il rosso del mattone, il bianco luminoso della Pietra d'Istria e i bianchi caldi delle parti ad intonaco.
Il restauro dell'edificio
Il restauro, realizzato tra il 1997 e il 2013, ha riportato i volumi interni dell’edificio al loro assetto originario, eliminando i frazionamenti dei suoi ampi spazi che erano stati costruiti nel corso del tempo per rispondere alle esigenze dell’ospedale e delle successive temporanee funzioni dell’edificio. Oggi la struttura originaria è di nuovo chiaramente leggibile, con i suoi notevoli valori architettonici e il suo impianto chiaro e razionale. Al piano terra erano collocati i servizi: la legnaia (con volte in muratura per contenere eventuali incendi), la lavanderia, la cisterna per l’acqua piovana, i depositi per le scorte alimentari, la cucina, fornita di due grandi camini che servivano anche per scaldare, grazie alle canalizzazioni nei muri, le stanze dei malati al primo piano. Nel piano ammezzato erano collocati gli appartamenti del custode e del cappellano. Al primo piano c’erano le sale destinate ai ricoverati, sudivise in due ali separate, una per gli uomini e una per le donne. Le aree per i malati erano ampie, luminose e ben arieggiate, secondo un criterio innovativo e moderno. Vi erano poi le stanze adibite ad infermeria, chirurgia, sala parto. Dall’ala delle donne si poteva assistere alla messa nell’oratorio attraverso due finestre fornite di grata. Il corpo sul retro dell’edificio era la casa del medico. Nel cortile c’era la cella mortuaria.
Destinazione attuale della sede
L’edificio oggi ha una destinazione museale, sancita dal Protocollo d’Intesa tra il Ministero per i beni culturali ed ambientali, la Regione Emilia Romagna, l’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia Romagna, la Provincia di Ferrara e il Comune di Comacchio del 30 gennaio 1997 e dai successivi accordi tra i suddetti Enti.